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August and Everything After – Counting Crows

August and Everything after – Recensione

August and Everything after dei Counting Crows fu uno dei più impressionanti album di debutto degli anni ’90. L’album fonde ballate liricamente ricche con tesori sonori a lungo dimenticati come l’organo Hammond B-3, la fisarmonica e la semplice chitarra acustica. I Counting Crows condotti dall’altalenante Adam Duritz, la cui voce è una delle più melanconiche e tristi del panorama musicale mondiale, producono un album che contiene melodie memorabili per quello che forse, resta ancora il loro migliore album.

L’album parte con la melanconica e struggente “Round Here“, con Duritz che fa subito prova della sua incredibile voce. La canzone migra attraverso molte sezioni di diversa intensità, compresa una sezione funk breve, prima di dissolversi per tornare  dove tutto ha cominciato. Segue “Omaha” con un bellissimo pezzo di fisarmonica del tastierista Charlie Gillingham. In questa canzone Duritz sembra avere tutta le colpe del mondo sulla propria schiena e questo rende il pezzo di un pathos incredibile.

Ed ecco che arriva “Mr. Jones ” che è, di gran lunga, la canzone più popolare della band di tutta la loro carriera. Un riff musicale semplice, decorato da parti vocali dinamiche e testi ricchi nello stile di Van Morrison.  La canzone raggiunse la vetta delle classifiche pop nei primi mesi del 1994.

Time and Time Again

Spinto da un riff ossessivo di tamburo battuto da Steve Bowman, “Anna Begins” costruisce una base molto piacevole e melodica per ascoltare il testo; un flusso di coscienza allo stesso tempo intenso e rilassato. “Time and time again” è una ballata lenta che attinge dai Rolling Stones ultima era e contiene un grande organo Hammond suonato da Gillingham e sostenuto dal basso rimbalzante di Matt Malley. “Perfect Blue Building” è un’altra canzone ritmata guidata da Malley e Bowman, anche se liricamente è abbastanza incosistente. Ma ciò che questa canzone perde in sostanza, la guadagna creando una grande atmosfera.

august and everything after, copertina

August and Everything after

Dopo tanta malinconia l’album torna su corde più positive con la canzone più ottimista dell’album: “Rain King“, una canzone che parla di ottimismo e possibilità. La canzone è una sapiente e attenta miscela tra le chitarre di Bryson e il mandolino dell’ospite David Immergluck

Arriva il momento di “Sullivan Street” con il suo lento procedere, con un ottimo sottofondo di pianoforte; un pezzo ancora di grande attualità è un grande inno all’amore perduto. “Raining in Baltimore” strizza l’occhio a Springsteen. A completare l’album è “A Murder of One“, con un grande basso in attacco e texture di chitarra più tardi.

Conclusioni

Per concludere: August and Everything After è un album artigianale, con un bel giro di canzoni intime e melanconiche pronte però ad esplodere all’impatto. Un album che sposa influenze da desolazione post punk con rock old school. August  è diventato uno di quegli album su cui sia finti alternativi che puristi del rock classico possono legare. Certo, ci sono alcuni momenti in cui si può sentire quanto male i Counting Crows tentano di essere Van Morrison  R.E.M. e, sì, anche Bob Dylan, ma quei momenti vengono meravigliosamente affogati  nella divina “Rain King“, “Round Here” e “A Murder of One“.

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August and Everything After: Tracklist

 – Round Here – 5:32
– Omaha – 3:39
– Mr. Jones – 4:35
– Perfect Blue Buildings – 5:01
– Anna Begins – 4:31
– Time & Time Again – 5:15
– Rain King – 4:16
– Sullivan Street – 4:30
– Ghost Train – 4:03
– Raining in Baltimore – 4:42
– A Murder of One – 5:44

Redazione

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