Un poeta e scrittore al di là dell’orizzonte
- Chi è Giuseppe Vultaggio?
Di certo un siciliano DOC, nel senso che amo la mia terra, le mie origini, la storia di tutto ciò che mi circonda. Sono nato ad Erice e vivo a Trapani, sono felicemente sposato con Marinella e papà di Salvo e Debora. Lavoro presso un’azienda di consulenze chimiche, ma mi piace pensare di essere un artista, fondamentalmente poeta, autore di testi teatrali, attore, regista, sceneggiatore, musicista. Amo l’arte in genere e in tutte le sue più disparate vesti, cerco di approfondire le peculiarità di ognuna di esse cercando di utilizzarle al meglio in favore di chi mi segue.
- Qual è stata la strada che l’ha accompagnato nel mondo della scrittura italiana?
Liricamente sono nato con la poesia dialettale con il principale scopo di salvaguardare termini e tradizioni, e l’ho fatto scegliendo una forma di poesia che i critici danno ormai per finita ma che, a mio avviso, resta immortale: la struttura metrica. Quindi accenti, rime, sonetti, quartine, strambotti… Il siciliano, per quanto musicale e facilmente intuibile, resta tuttavia una lingua piuttosto locale e io, a un certo punto, ho sentito forte l’esigenza di poter comunicare a un bacino più ampio. Mi sono sentito pronto per parlare a tanta più gente e da lì l’esigenza di scrivere in una lingua che tutti avrebbero potuto capire. Nasce così il mio primo libro in italiano (Para…rimando) fino ad arrivare all’ultimo nato (Al di là…dell’orizzonte) proposto, anche, con traduzione in lingua inglese.
- Che cosa le piace leggere?
Leggo un po’ di tutto perché non amo fossilizzarmi, mi piace rielaborare input anche tanto diversi tra loro. A mio parere nella crescita di una persona è fondamentale la multi-culturalità. Amo Gibran e la sua spiritualità; Leopardi, il poeta filosofo, ma anche Camilleri con i suoi intricati racconti. Ultimamente, mi ha incuriosito “Un morto ogni tanto” del giornalista siciliano Paolo Borrometi, storie di mafia vissute in prima persona con racconti non strumentalizzati e che non esaltano i malavitosi, come molto spesso invece accade in questi tipi di narrazione. Chiaramente sul mio comodino non manca mai “Trilussa”, il mio poeta preferito.
- Quali sono le sue massime ispirazioni artistiche e letterarie?
Chi mi ha ispirato poeticamente, all’inizio di questo mio percorso, è di certo il mio amato “Trilussa”, ne ho subito apprezzato le sue capacità comunicative mediante la metafora. Poi, essendo fondamentalmente un sentimentale, sentendo forte un’inquietudine diffusa e un generale bisogno di rinnovamento – soprattutto contro la razionalità della vita che siamo costretti a vivere in questo nuovo tempo-, non ho potuto fare a meno di accostarmi al movimento romantico che, proprio nel suo nascere, si è trovato a fronteggiare la ragionevolezza dell’Illuminismo. Sposo appieno le peculiarità che hanno rappresentato il movimento: bisogno di un linguaggio nuovo, diretto e schietto che esponga chiaramente le inquietudini del tempo in cui vivo; il ritorno alla poesia popolare; l’apertura verso una conoscenza nuova. Le sposo e le porto avanti come meglio posso. Artisticamente sono un grande fan di Gigi Proietti, a mio parere uno degli artisti più completi in assoluto.
- Perché si legge sempre meno?
Penso siano tanti i fattori che contribuiscono a questo fenomeno, primo tra i quali la poca abitudine a farlo. Manca l’educazione alla lettura, dai nonni, ai genitori alla scuola c’è poca attenzione e si è persa la voglia di proporre l’esercizio del leggere. C’è scarso interesse e, verosimilmente, questa è la seconda causa. Potrà sembrare un giudizio estremo ma, a mio modo di vedere, in un mondo che parla di cultura dilaga l’ignoranza. Un terzo motivo potrebbe essere dato dal fatto che la lettura richiede tempo, attenzione, concentrazione… Insomma un certo impegno. Siamo tutti troppo presi a correre, e trovare il tempo per leggere in serenità un libro sta diventando, se non difficile, inconsueto.
- Ci sveli i suoi progetti futuri.
Ritengo di essere una persona molto riservata e, a parte questo, molto cauta nel promuovere o promozionare progetti prima che questi siano totalmente realizzati. Di sicuro penso a progetti da realizzare con giovani artisti, attori, musicisti, ballerini. Con i giovani perché non c’è competizione tra loro, con i giovani perché si lasciano guidare e perché riescono sempre a sorprendermi e a coinvolgermi. Con loro tutto acquisisce un’energia indescrivibile. Posso solo anticiparvi che c’è in cantiere la realizzazione di un musical dove, come detto, le arti performative – e non – possano insieme portare a una comunicazione più completa.