Lino Vairetti
L’odore e il sapore della musica
Radio Conclas intervista uno dei mostri sacri della musica prog italiana: Lino Vairetti, voce storica degli Osanna.
- La musica secondo Lino Vairetti…
Per me la musica è vita, è il pane, è l’acqua… è respirare, amare… è un sesto senso come sentire, vedere, odorare, mangiare, toccare, muoversi. Non riesco a immaginare la mia vita senza l’odore e il sapore della musica. Sento musica nel fruscio del vento, in un tuono, nel mare, nel pianto di un bambino, in un grido di dolore e anche nel silenzio. Ovunque c’è un suono o un rumore, esso mi riporta immancabilmente alla musica. Credo che non sia solo un mio sentire, ma il sentimento di tutti gli esseri umani che hanno un minimo di sensibilità e che per cultura e educazione siano dotati di una libertà di pensiero e di un minimo di immaginazione che oggi i mass media tentano di annullare od offuscare.
- Qual è il senso del suo personaggio?
Bella domanda. Da persona creativa ed eclettica, da sempre ho interpretato il mio ruolo di artista, di cantante e di musicista comunicando con la gente attraverso un linguaggio simbolico e una mia “altra” personalità non dissociata da me stesso. Io entro in un personaggio per raccontarmi, per vivere una dimensione più surreale e spettacolare che, tuttavia, rimane legata alla mia storia, al mio essere concreto e presente nella realtà. Amo l’arte e lo spettacolo in tutte le sue innumerevoli forme ed esprimo i miei pensieri creativi (che non riguardano solo la mia quotidianità), entrando in questo personaggio che racconta con vari linguaggi (sia verbali che non verbali, poetici, estetici e musicali), delle emozioni, delle storie, delle metafore che riportano comunque alla vita reale, alle angosce esistenziali, alla drammaticità e alle contraddizioni del vivere, ma anche al potere e alla magia della fantasia, dei sogni, delle passioni, della felicità e della gioia di vivere.
- Che cosa le dà il rock progressivo?
Il rock progressivo è entrato nella mia vita di artista e musicista al momento giusto della mia crescita e della mia giovinezza e per questo mi ritengo fortunato. Avevo circa vent’anni quando è fiorito ed esploso questo “fenomeno”, questo nuovo modo di fare cultura, musica e spettacolo. La mia anima rock si è arricchita di altri elementi creativi e rappresentativi per dar luogo a una nuova forma di arte aperta alle contaminazioni, alla miscela e alla fusione straordinaria di mondi diversi che fino allora erano codificati ed catalogati in settori ben distinti tra loro. Il “prog” mi ha dato la possibilità di uscire fuori dalla semplice forma canzone e di legare il rock al mondo classico e sinfonico, al jazz, al blues, alle culture popolari e alle varie etnie territoriali… e poi ancora la possibilità di utilizzare testi con un linguaggio poetico, sia esso onirico, surreale o politico, e creare, altresì, anche forme di rappresentazioni di spettacolo visivo e multimediale e non esclusivamente musicale. È stato un ampliamento straordinario e senza confini che inciso in modo determinante sulla mia creatività e sulle mie capacità espressive e comunicative. Sono decisamente un “Uomo in Prog”.
- Il giorno o la notte, cosa preferisce?
La notte senza alcun dubbio. La mia vera “musa” ispiratrice. Accanto a me, sul mio letto, c’è sempre una chitarra, un taccuino per prendere appunti o fare uno schizzo e il mio PC portatile; io dormo con loro. Il giorno è il luogo vitale degli incontri, del comunicare e del vivere quotidiano, ma la notte, quando i decibel dell’atmosfera si abbassano e danno luogo al silenzio, al buio, al vuoto e alla dolce e melanconica sorella “solitudine”, io inizio a entrare in un’atmosfera magica lasciando a briglie sciolte la mia fantasia e liberando senza inibizione ogni pensiero. È in quel momento che partorisco le mie follie e le mie creazioni (sia esse belle sia brutte); è in quel momento che penso, elaboro e rifletto anche sulle possibili varianti per affrontare e risolvere le problematiche della mia vita che, appunto, è fatta anche di quotidianità, di amore, di rapporti sociali, affettivi e familiari.
- Qual è il pubblico che preferisce: il grande evento nelle piazze o il teatro?
Sono due cose molto diverse tra loro. Il primo, il grande evento fatto sia in grandi teatri o piazze, ti pone davanti ad un pubblico distante da te con cui devi comunicare in modo quasi perfetto e con un altissimo senso di responsabilità e professionalità. Il tuo show, in quel caso, è un misto tra “cultura e business”. Io preferisco i piccoli teatri o i club, dove stai a ridosso del tuo pubblico che percepisce e vive con te ogni tua emozione, ogni tuo respiro e anche ogni una tua possibile dèfaillance. È un rapporto più umano e diretto, più vero e sincero e decisamente più consono alla mia indole caratteriale.
- Che cos’è per lei una nota musicale?
Una nota musicale per me è come un colore, come una lettera, un gesto o un elemento codificato che aspetta di essere tradotto in “qualcosa”. Da soli, questi elementi, non hanno alcuna identità e li metti insieme per comunicare quello che senti di dire e di fare e magicamente acquistano un valore; sono simboli senza vita che si rianimano quando tu sei capace di utilizzarli in un modulo espressivo e comunicativo.
- Che cosa è cambiato in questi anni nella musica italiana e internazionale?
È cambiato tutto nel bene e nel male. Premesso che io amo le innovazioni, le nuove tecnologie e tutto ciò che è avanguardia culturale (sono un uomo che ricerca e attinge con amore al passato, che vive fortemente il presente e che guarda al futuro con curiosità e interesse e anche se con un po’ di preoccupazione per i disastri ambientali creati dall’uomo), oggi, con l’avvento del web, di internet, dei social networks e i tutti i sistemi multimediali in uso, si è dato spazio ad una cultura eterogenea dove è molto difficile distinguere il bello dal brutto, il bene dal male e il falso dal vero. Per dirla alla Umberto Eco: “L’avvento di internet ha concesso anche ai cretini di dire la loro”. Poi i mass media, per fini esclusivamente commerciali, contribuiscono a incentivare questo abbassamento culturale ed è difficile fare arrivare alla gente, come accadeva fino a pochi anni fa, un messaggio più responsabile e sincero e decisamente più artistico e creativo. Nel nostro settore, sia in Italia sia all’estero, tutto questo movimento e cambiamento mediatico sono in perfetta sintonia con una divulgazione spudorata di sottocultura e di musica “poppettara” e commerciale. Per noi altri artisti di generi sicuramente più difficili e particolari, è una grossa fatica promuovere e divulgare la nostra musica e solo attraverso la passione e la nostra determinazione continuiamo a comporre, eseguire e ad affermare la nostra creatività grazie ad un numero, forse esiguo ma efficace e puntuale, di fruitori attenti ed appassionati come noi.
- Quali sono i suoi prossimi progetti?
Dopo l’uscita del CD e LP “Palepolitana” dello scorso anno, è di recente pubblicazione (novembre 2016), il nuovo lavoro discografico “Pape Satàn Aleppe”, che, in quasi 80 minuti di musica, comprende l’unico inedito che ha dato il titolo al CD e un estratto dal live registrato al Club Il Giardino di Lugagnano – Verona, dove abbiamo avuto come ospiti: Donella Del Monaco, straordinaria cantante di stampo lirico degli Opus Avantra con il bravissimo flautista Mauro Martello e Jenny Sorrenti leader dei Saint Just.
- L’album si arricchisce, nel brano inedito, di altre due ospiti d’eccezione, come la cantante Fiorenza Calogero e la violinista Stella Manfredi.
Ai brani del repertorio storico degli Osanna e dell’ultimo Palepolitana, si affiancano delle “cover” (come “Aushwitz” di Guccini, “Vorrei Incontarti” di Alan Sorrenti, “Il Mare” di Pino Daniele e il medley “Prog Garden” che omaggia i nostri compagni di viaggio come il Banco, la PFM e gli Area), suonate naturalmente con lo spirito e alla maniera Osanna. Poi in programma c’è un tour italiano che vede insieme due storiche formazioni napoletane di “progressive folk”, come la NCCP, e “progressive rock”, come noi Osanna, promosso dalla Music Show International di Roma, dal titolo: “50 anni in buona Compagnia”.
- Lasci un messaggio al nostro pubblico.
Sarebbe troppo banale e utilitaristico dire di seguire gli Osanna e tutta la ricerca culturale che mi appartiene e allora lancio un messaggio diverso ai lettori, ai miei simili, ai miei fratelli “umani” e non lasciatevi sopraffare, oltre la naturale sopravvivenza, dalle cose inutili che riguardano il quotidiano; dai messaggi subliminali proposti dalla nostra società dei consumi; dalla futilità di argomenti che lasciano col tempo il vuoto nella vostra esistenza. Non lasciatevi ingannare da nessuno. Bisogna essere presenti e combattere contro il potere economico, la politica e il sistema sociale che ci mette a dura prova e ci crea ogni giorno tante e tante difficoltà. Non bisogna assistere passivamente agli eventi che ci circondano demandando ad altri la risoluzione dei nostri problemi. Ciò nonostante, La nostra vita vale ben altro che il vivere il “mero” quotidiano, quindi, intimamente, vi esorto a coltivare le vostre passioni e la vostra creatività anche se credete di avere poco talento e di non esserne capaci. Non abbiate alcun timore di credere in voi stessi; non bisogna essere Picasso o Moravia o i Beatles per scrivere una poesia, disegnare anche un semplice scarabocchio o canticchiare un motivetto. Il pensiero e la vostra onestà intellettuale non vi abbandoneranno mai e saranno la vostra arma per combattere la noia e la solitudine. Non sono cattolico ma la frase “Ama il prossimo tuo come te stesso”, mi affascina molto e vi auguro che possiate utilizzarla in ogni momento della vostra vita.